Quali sono le prospettive contrattuali e gli accordi di lavoro degli archeologi nella regione? L’incontro “Archeologia professionale: Istruzioni per l’uso”, organizzato dalla Cia (Confederazione italiana archeologi – Ufficio regionale Emilia Romagna) in collaborazione con l’Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Dipartimento di Storia, Culture e Civiltà, si terrà lunedì 26 febbraio 2018, alle ore 15, in Aula Prodi (DiSCi), piazza San Giovanni in Monte 2, a Bologna. Con questo convegno la Confederazione Italiana Archeologi spera di porre le basi per una sede Cia in Emilia Romagna che rappresenti e tuteli tutti gli archeologi offrendo aiuto di fronte alle sfide che vivono quotidianamente. L’archeologo fungerà da moderatore.
Il convegno sarà aperto da Federica Mazzoni, presidente della Commissione Cultura del Comune di Bologna, e da Tommaso Magliaro, segretario nazionale Cia.
Interverranno su “La legislazione attuale” Luigi Malnati, Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Bologna e delle province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; Angela Abbadessa, Cia-archeologia-contratti; Raffaella Boni, consulente fiscale Cia Sul tema della “formazione possibile”, Enrico Giorgi, metodologia della ricerca archeologica dell’Università di Bologna; Elisabetta Govi, etruscologa dell’Università di Bologna. Sulla “situazione attuale” Cristina Ambrosini, direttrice del Museo Archeologico di Forlì; Diana Neri, direttrice del Museo Archeologico di Castelfranco Emilia; Cecilia Milantoni, archeologa; Laura Belemmi, Tecne (Rimini); Gloria Capelli, Gea (Parma); Claudio Calastri, Archeoimprese; Fabio Fagella, Legacoop Una tavola rotonda è ideale.
“Discovering the Archaeologists of Europe 2014″ è un progetto transnazionale che esamina l’occupazione archeologica e i vincoli alla mobilità transnazionale in venti nazioni europee. È realizzato con l’aiuto del programma di apprendimento permanente dell’Unione Europea. È il seguito della precedente iniziativa Discovering Europe’s Archaeologists, che si è svolta dal 2006 al 2008”. L’analisi si concentra principalmente sulle conseguenze della crisi economica sulle dinamiche occupazionali degli archeologi professionisti, con l’obiettivo di elaborare modalità di contrasto al problema, a partire dal tema critico della formazione. Nei mesi scorsi abbiamo parlato del dibattito Digging in the Crisis, che si è svolto a Roma il 14 marzo scorso e che ha messo in luce le problematiche relative al rapporto tra formazione e lavoro.
Ci hanno provato gli archeologi della Confederazione Italiana Archeologi, il primo gruppo professionale fondato in Italia nel 2004 e che rappresenta un numero significativo di archeologi della nostra nazione. L’iniziativa europea Discovering the Archaeologists of Europe, che ha incoraggiato un sondaggio tra migliaia di archeologi in tutta Europa, ha fornito l’occasione per fare il punto sulla professione archeologica. Le informazioni raccolte hanno permesso ai ricercatori di esaminare molti elementi della vita professionale degli archeologi italiani, dalla formazione al posto di lavoro, dai tipi di contratto alle commissioni, dal salario alle questioni di genere. Dunque siamo di fronte a persone altamente specializzate con alle spalle spesso anni di gavetta ed esperienza, ma che percepiscono una retribuzione non in linea con standard accettabili.